"Io e mio papà partivamo presto al mattino, con la nostra Moltrasina. Andavamo al mercato di Como e, una volta arrivati in porto, mio papà andava a comprare le merci ed io stavo di guardia alla Barca... avevo tanti amici, conoscevo tutti i barcaroli del lago ... era una vita bellissima".
Così racconta Pia Sala, figlia del Giacomo che portò questa meraviglisa gondola, su e giù per il ramo di Como in un incessante servizio mercantile.
Questa è la vera Gondola Lariana, la barca da trasporto più diffusa, poteva arrivare anche a 28 metri lunghezza e portare fino a 100 tonnellate.
Caratterizzata da fianchi rotondi e molto svasati, prua sottile, ben slanciata e poppa rotonda. Era usata per il rifornimento quotidiano dei mercati e dei paesi lariani: trasportavano ogni genere alimentare, farine, vino, olio e anche mangimi per il bestiame.
La sua caratteristica sono i numerosi cerchi che uniti da un travetto centrale sostenevano la tenda, utile a riparare il barcaiolo e il carico da pioggia e spruzzi. Erano provviste solitamente di due remi molto lunghi, chiamati puntàl, che servivano per manovrare la barca in uscita e in entrata dai porti.
Potete osservare dei puntàl originali appesi al soffitto di questa stanza. Si puntavano sul fondo del lago e si spingeva la barca a forza di braccia. Una volta fuori dal porto si andava a prendere il vento.
La vela rettangolare, detta vela romana, tipica delle barche lariane, era sollevata su un albero sistemato proprio davanti ai cerchi. Alta come la lunghezza della barca e larga come la barca stessa, aveva una notevole efficienza in quanto sfruttava unicamente i venti di poppa.
Con la gondola si poteva approdare direttamente a riva sfruttando lo slancio della prua, che per questo era rinforzata con una contro-asta chiamata dulfèn: fungeva da pattino per strisciare sugli approdi. Il dulfèn, una volta consumato, poteva essere facilmente sostituito.
Per caricare e scaricare si usava un lungo asse di legno, detto pànca.
Questa gondola, chiamata moltrasina, è considerata di piccole dimensioni ed è stata protagonista di uno studio accademico del Politecnico di Milano, corso di restauro architettonico, anno 1988/1989.
Scafo in castagno e larice, possente timone in rovere, fu fatta costruire da un commerciante nei primi del ‘900 che la utilizzò per i trasporti di vino e vettovaglie tra Como e Moltrasio.
CISKO YU è esposta nella SALA VELE del nostro Museo - VISITA LA SALA
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