LAKE COMO SHIPYARDS
Arnaldo Valli
Lezzeno
Specializzati in barche a remi da corsa e dinghy.
Ferdinando Valli ha iniziato a costruire barche a remi verso la fine del 1800.
Il figlio Arnaldo, campione italiano sulle barche lariane da canottaggio a sedile fisso, lo affiancò in cantiere non appena maggiorenne.
Arnaldo Valli tenne in vita il cantiere sino al 1968 quando, oramai quasi settantenne, chiuse l'attività.
La raffinatezza costruttiva di Arnaldo Valli non deriva unicamente dagli insegnamenti del padre, ma anche da una sua particolare intelligenza e desiderio di continua ricerca.
Appassionatissimo del suo lavoro e curava i dettagli nei minimi particolari. Gli scalmi venivano solitamente forgiati dal fabbro, ma Arnaldo aveva una sua piccola fucina dove poterli rifinire.
I remi erano internamente svuotati e in alcuni piombati all’ impugnatura per un miglior bilanciamento.
Le barche da corsa a remi costruite dal Valli pesavano un mezzo kilogrammo meno del minimo di stazza, venivano poi zavorrate all’occorrenza per equilibrare il peso.
Arnaldo Valli diceva che una barca era ben costruita quando, trainata da un’altra a motore, scivola sull’acqua senza deviare dalla propria rotta.
Nella costruzione delle barche cercava di non giuntare mai il legname, ma a condizione di non trovare nodi, altrimenti una giunta era più sicura.
Sullo spessore del fasciame faceva la giunta a becco di oca e poi l’infilata di chiodi, che anche senza misurare risultavano tutti a distanza uguale. Poi faceva la svasatura, in modo che il chiodo rientrasse un po', infine una passata di stucco lo tirava a pari e il chiodo non lo si vedeva più.
Le barche di Arnaldo Valli erano le più care, del resto quando andava a comperare il legname era molto esigente. Non si feceva mai spedire il legname, ma andava sempre di persona a sceglierlo. I primi anni in bicicletta, poi in motoretta.
Le barche erano così ben costruite che, una volta finite e messe in acqua, non dovevano imbarcare nemmeno una goccia fin dal primo istante.
Per il Valli non esisteva il fatto che il legno dovesse stagnarsi in acqua!
Essendo un costruttore così attento ed appassionato, non poteva costruire più di una decina di barche all’anno.
Veniva aiutato sul lavoro dalla figlia Ebe, che amava la meticolosità e l’estro del padre. Quando si inchiodava la figlia teneva botta e arrivati all’ultimo chiodo Arnaldo rifaceva la battitura a suon di musica. Erano entrambi appassionati di musica.
Quando si dava l’ultima mano di vernice, il pavimento del cantiere doveva essere tutto bagnato, eventuale polvere sollevata avrebbe reso la verniciatura più opaca.
Arnaldo Valli costruì anche barche da canottaggio, molte andarono sul Lago Maggiore.
Una volta terminata la barca, la si spediva al committente. Arnaldo Valli chiamava qualche gondola o comballo di passaggio e gli andava incontro con le due barche, quella nuova e la sua barca di servizio. La barca nuova veniva legata alla poppa della gondola e Valli tornava a riva con il barchino di servizio.
In Casa Valli era consuetudine andare in barca, la signora Valli ricorda che usavano la barca anche per andare in paese a ballare.
Negli ultimi anni smise di costruire barche per dedicarsi ai remi, costruiti sempre con gusto e raffinatezza. Le pale erano a strisce, con utilizzo di legni di differente colorazione.